martedì 16 luglio 2013

Lucian Freud, nipote della psicoanalisi, pittore della quotidianità.

Ha dipinto fino all’ultimo giorno della sua vita quando è scomparso nel suo appartamento di Londra dopo una breve malattia: «Voglio che la pittura sia carne», affermava. Ed è proprio questo il realismo che ritroviamo nelle sue opere: ritratti di donne e uomini veri, volti e corpi nudi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

Due matrimoni finiti con due divorzi e la bellezza di una quarantina di figli, tra legittimi e non; nel 2003 ha ritratto Kate Moss nuda e in dolce attesa. Alcuni tra i suoi quadri più celebri sono stati venduti alle aste di Christie’s.

Kate Moss e Lucian Freud.
Lucian era nipote del più celebre Sigmund, padre della psicoanalisi. Nato a Berlino nel 1922, all’età di 11 anni emigrò con la famiglia a Londra per sfuggire al regime nazista. Da quel momento in poi la sua vita si svolse completamente nel Regno Unito, dove morì il 21 luglio del 2011. 
Un'immagine del pittore.

Le immagini che contraddistinguono la sua arte sono decisamente crude, a base di istinto e senza sconti, a volte choccanti e grottesche, in linea con la pittura dell’irlandese Francis Bacon. Una carne mostrata in tutto il suo realismo, flaccida, cadente, repellente e oversize: un modo di ritrarre che spoglia l’individuo dei suoi orpelli e lo mostra così com’è, palesando il Sé più profondo e vero. 
Un lavoro psicologico simile a quello precedentemente ideato da Sigmund Freud con il quale non poteva che esserci una profonda sintonia di sensibilità e di intenti: l’inconscio colto da Sigmund attraverso una maieutica socratica, tramite un dialogo inconscio empatico tra paziente e psicoanalista e l’inconscio dipinto da Lucian e che ritroviamo esternalizzato, quasi ostentato, sui corpi inermi, goffi e sgraziati che il pittore amava dipingere. Lucian ha spogliato di maschere e vestiti i suoi ritratti, riportandoli alla realtà e alla più vera quotidianità. 



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