La Società Italiana di Medicina
dell’Adolescenza (SIMA) delinea un quadro davvero allarmante: “due milioni di
adolescenti italiani soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA)”.
Questo è il risultato dell’incontro nazionale che si è tenuto a Bologna nei
primi giorni di questo mese. Inoltre, da una ricerca dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) è emerso che le patologie di tipo anoressico e
bulimico rappresentano la seconda causa di morte tra gli adolescenti, dopo gli
incidenti stradali.
Dagli studi di quest’ ultimo anno
è emerso come si sia abbassata notevolmente l’età di insorgenza dei problemi
del comportamento alimentare: nel 40% dei casi si manifestano tra i 15 e i 19
anni ma sempre più spesso i sintomi sembrano comparire già tra gli 8 e i 12
anni. A soffrirne sono soprattutto le ragazze ma anche il numero di ragazzi
affetto da tale disturbo è in aumento. Insomma: sempre più adolescenti si ammalano
di disturbi del comportamento alimentare.
Indipendentemente dal sesso, in
questi ragazzi si può osservare una crescente ed esagerata preoccupazione per
il cibo, ossessione per il proprio peso che spesso porta a diete estreme,
dispercezione corporea, eccessiva attenzione al proprio corpo, esagerata ed
incontrollata attività fisica. A questi comportamenti si aggiungono poi repentini
cambiamenti emotivi, irritabilità, tristezza, sentimenti di colpa e di
vergogna, ipersensibilità verso qualsiasi tipo di critica, ritiro sociale e
relativo isolamento. I disturbi del comportamento alimentare o disturbi
alimentari psicogeni (DAP) comprendono l’anoressia nervosa, la bulimia, il binge
eating (disturbo da alimentazione incontrollato) e l’obesità.
Il fattore psicologico è
determinante rispetto all’eziologia di questi disturbi ma anche i fattori
biologici e sociali sembrano pesare notevolmente. Non si può infatti trascurare
l’influenza dell’attuale società, esageratamente centrata sull’apparire, sulla
forma fisica e su modelli corporei irreali.
Tale fenomeno clinico è
sottostimato, si tende a sottovalutare l’alto rischio di recidiva e la
conseguente cronicizzazione del disturbo. Sono pertanto sempre più necessari
interventi di prevenzione e di diagnosi precoce tesi a sensibilizzare i più
giovani ad una sana alimentazione e ad uno stile alimentare corretto. Al
momento, questo sembrerebbe essere l’unico modo per arrestare il vertiginoso
incremento della percentuale di giovani affetti da disturbi del comportamento
alimentare.
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